A partire dalla scuola dell’infanzia sono molteplici le modalità attraverso le quali si favorisce l’autonomia negli allievi, a partire dai semplici gesti quotidiani come l’uso dei servizi igienici, lavarsi le mani, riporre i materiali utilizzati negli appositi spazi, all’organizzazione del materiale da portare a scuola e l’organizzazione dell’astuccio, nella scuola primaria. Il passaggio alla scuola secondaria di primo grado comporta una diverso tipo di organizzazione in quanto i libri di testo sono molti (si passa da 3/4 libri di testo in totale a mediamente un paio di libri di testo per materia), il numero delle discipline, e quindi degli insegnanti, si quadruplica ed organizzare lo zaino per una giornata di scuola diventa problematico per la maggior parte degli alunni. Motivo per cui ogni insegnante dedica particolare attenzione a quest’aspetto organizzativo (orario delle lezioni, organizzazione dello zaino) che è fondamentale per mettere l’alunno in condizione di autonomia rispetto a quanto gli viene richiesto.
Favorire l’autonomia significa anche rendere attivo lo studente nella fase di correzione di eventuali errori per cui alcuni insegnanti non li correggono ma si limitano a segnalarli sul testo.
Ad esempio dopo aver impartito regole fondamentali di ortografia ed essersi accertati che siano state acquisite almeno teoricamente, si inviterà l’alunno all’autocorrezione. Nel caso dei testi di italiano il docente accanto a periodi scritti in modo poco organico e fluido dal punto di vista espositivo, dopo aver dato dei consigli quali la corretta posizione del soggetto all’interno di una frase, del verbo e dei vari complementi, invita il ragazzo ad un’auto-revisione e riscrittura dello stesso. Questo è un lavoro che richiede parecchio tempo ma assicura risultati efficaci.
Altra pratica significativa emersa è quella di conservare il primo elaborato di italiano scritto eseguito in classe ad inizio anno e l’ultimo dello stesso anno per fare in modo che lo studente possa diventare consapevole dei cambiamenti e dei miglioramenti avvenuti nel corso del tempo.
Stimolare all’autonomia significa anche mettere l’alunno nella condizione di svolgere i “famigerati compiti a casa” in modo autonomo quindi bisogna accertarsi che soprattutto chi è in difficoltà abbia compreso chiaramente il significato delle consegne; inoltre l’insegnante deve personalmente svolgere gli esercizi e le verifiche per testare realmente le difficoltà che i propri allievi incontreranno e i tempi necessari per lo svolgimento.
Al termine di un’attività particolarmente significativa o complessa, nella misura in cui sottende altri significati al di là di quelli più immediatamente e facilmente intuibili, l’insegnante invita i ragazzi ad esplicitare il significato dell’attività, lettura o unità di apprendimento o argomento per far scaturire da loro il senso sotteso all’attività stessa guidandoli ma rimanendo “dietro le quinte” fornendo quindi non risposte ma domande stimolo. In questo modo si offre anche la possibilità di esprimersi sulle eventuali difficoltà incontrate, sull’indice di gradimento dell’attività che va sempre motivato da parte dello studente.
La condivisione delle regole di comportamento è sempre utile e molto spesso, non sempre, favorisce l’autocontrollo.
Lezioni sul metodo di studio sono di fondamentale importanza sempre nell’ottica dell’autonomia. Il metodo di studio a volte sembra un obiettivo difficile da raggiungere ma in realtà consta di fasi semplici:
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Essere attenti in classe.
Non basta dirlo e quindi l’insegnante cerca di modulare la voce alternando toni diversi per contrastare la monotonia, attiva l’attenzione degli alunni anche con la corporeità, girando tra i banchi, chiamando per nome l’alunno distratto non con tono di rimprovero ma facendogli capire che il gruppo non può fare a meno di nessun componente perché il gruppo-classe è una squadra che deve perseguire la stessa meta ed ha bisogno dell’attenzione e dell’apporto di ciascuno.
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L’importanza del titolo del capitolo e del paragrafo.
Nello studio delle materie orali, sembra scontato, ma non lo è, è necessario che l’allievo si renda conto dell’importanza del titolo di ciascun paragrafo che racchiude l’essenza di quanto poi studierà: lo studente così focalizza CHI fa cosa oppure l’EVENTO storico oggetto di studio, associando successivamente il COME il QUANDO e il DOVE avrà raggiunto un livello di comprensione buono al quale, gradualmente, con l’esperienza e le abilità via via acquisite, si andranno a connettere ulteriori informazioni ed una certa capacità di rielaborazione che l’insegnante cura in fase di verifica orale, momento centrale per migliorare l’esposizione orale.
Spingerli all’autonomia significa anche renderli protagonisti dell’apprendimento favorendo quindi attività di apprendimento collaborativo: si compongono gruppi (di due massimo tre ragazzi) e si assegna il compito di leggere e studiare un paragrafo, ad esempio di storia, inizialmente con domande guida predisposte dall’insegnante poi le domande dovranno formularle gli stessi alunni, mentre il docente, girando tra i banchi, controlla che ci sia alternanza delle mansioni all’interno dei gruppi ed interviene con domande stimolo qualora si accorga che è stato trascurato qualche aspetto importante o che un’informazione non sia stata compresa correttamente.
In geografia dopo che è stata studiata una regione, una nazione o qualsiasi regione climatica e/o paesaggio si invitano gli alunni ad organizzare un viaggio in quella località ed in relazione all’età si modulano richieste che possono spaziare dall’abbigliamento necessario per visitare la località scelta, ricerche sul cibo, musei da visitare, modalità di viaggio compresi orari di partenza e costi, ricerca di alberghi, calcolo di eventuali fusi orari, ammontare della cifra, modalità e tempi degli spostamenti, invitandoli anche a ricercare curiosità, reportage fotografici qualora in classe sia presente qualcuno che ha già effettuato un viaggio in quella regione o semplicemente immagini trovate sul web ecc. Così facendo si stimola la costruzione di conoscenze ed il discente diventa protagonista del sapere che infine espone al gruppo classe.
Probabilmente, ma non è detto, alla fine dell’anno si sorvolerà su qualche nozione ma l’apprendimento costruito dà risultati efficaci. Interessante anche l’esperienza di quegli insegnanti che fanno interrogare i compagni tra loro guidandoli preventivamente nella formulazione di domande che poi possono essere utilizzate per una verifica, altri docenti insegnano a costruire domande a risposta multipla con distrattori (alternative di risposta non corrette) via via più complessi.